venerdì 28 agosto 2009

18. Il contratto politico

Anche la DD accetta l’idea di «contratto», ma in un senso diverso da quello maturato dal pensiero moderno. In DD, infatti, il contratto non è una semplice finzione euristica collocata in un ipotetico stato di natura, ma un contratto vero e proprio, che si colloca nello stato presente e viene stipulato realmente fra ciascun individuo, una volta che sia pervenuto all’età adulta, e il popolo, anche se in forma non necessariamente scritta. Di fatto, questo contratto è un simbolo della sovranità individuale.
La DR invece si è servita della teoria contrattualista per conferire la sovranità al popolo e negarla alle persone.

17. Informazione, scienza, conoscenza e verità

Possiamo distinguere due tipi di conoscenza: la conoscenza che deriva dalla religione e quella che deriva dai sensi e dalla scienza. In democrazia vale solo la seconda.
In un sistema DD i cittadini sanno bene che la democrazia non può attecchire in un popolo di analfabeti o dove non c’è informazione libera e imparziale, e sanno anche che conoscenza e informazioni non reticenti e veritiere sono imprescindibili strumenti di libertà e di partecipazione responsabile, e perciò si aspettano che un governo DD investa molto in questo settore.
In DD non esistono giornalisti di professione.
Chiunque possieda, o ritenga di possedere, una verità assoluta è da ritenersi un pericolo per la democrazia.
La DD è il regno del relativo, dell’opinione e della discussione.
Nei paesi a regime DR l’informazione viene trattata alla stessa stregua di un prodotto commerciale e segue una logica di mercato, in cui quello che conta non è la veridicità di ciò che si racconta, ma la sua vendibilità.

16. La religione

In un libro sulla democrazia politica non poteva mancare un adeguato cenno sulla r., per la semplice ragione che la r. condiziona sia la politica che la democrazia, soprattutto quando si tratta di una r. istituzionalizzata e strutturata gerarchicamente, come la r. ebraico-cristiana.
La democrazia è messa in pericolo in tutti i casi in cui vi sia una tendenza alla concentrazione del potere e alla dogmatizzazione della verità, ed è proprio questo purtroppo che ha caratterizzato l’azione della Chiesa negli ultimi diciassette secoli della sua storia.
La DD lascia tutti liberi di aderire a qualunque dottrina religiosa o di professare l’ateismo, purché non pretendano di inculcare negli altri le loro idee e non determinino aggravio economico per lo Stato, ma, soprattutto, purché non presumano di essere portatori di verità superiori e cerchino di imporle agli altri, in qualsiasi modo, peggio se con la forza.
Da parte sua, la DR appoggia la chiesa, la quale si oppone alla democrazia partecipativa e appoggia la DR. Questo è il circolo vizioso e perverso che tiene lontana la democrazia diretta dai nostri paesi e le impedisce di mettere radici fra la gente.

15. La tradizione/innovazione

La DD vede nella tradizione un prezioso punto di partenza per le riflessioni individuali, ma sa che il suo destino fisiologico è quello di essere superata dall’apporto creativo del soggetto pensante. La posizione preminente compete all’individuo presente, che guarda sì al passato, ma sempre pensando al futuro. Insomma, la tradizione è importante sì, ma non tanto da dover essere considerata una verità eterna e meritare un rispetto sacro.
Nei paesi DR, la tradizione spesso assume un carattere sacro. Quel che ci hanno insegnato da bambini è bene. Quel che fa parte della nostra storia è bene. La cultura, la lingua, i gusti, i costumi, che ci sono stati trasmessi, sono tutti beni da custodire e tramandare ai nostri figli. Nello stesso tempo, si tende a coprire con un velo di indifferenza o sottovalutare tutto ciò che è diverso o straniero.

14. Il mercato/commercio

La DD favorisce lo scambio commerciale in tutte le sue forme con l’obiettivo di rispondere al meglio ai bisogni delle persone. Nello stesso tempo, essa si adopera allo scopo di rimuovere quelle condizioni e quegli strumenti che, in un modo o nell’altro, possano favorire la frode e la prevaricazione dell’uomo sull’uomo.
La DR non rinuncia al principio di forza, né agli armamenti, e accetta che il più forte imponga la sua politica commerciale al più debole. Per la DR, anche il commercio è una forma di guerra, una guerra che abitualmente è condotta con mezzi diversi dalle armi, ma che non esclude il ricorso alla forza bruta e anzi si fonda su di essa.

13. Il lavoro

La DD vede nel lavoro il mezzo attraverso cui l’individuo eleva il proprio status economico oltre il RMG e diventa cittadino democratico, titolare di diritti personali, sociali e politici. Per uno Stato DD, il lavoro rientra dunque nel piano di promozione dell’individuo e dev’essere un diritto reale e non fittizio.
La DR vede nel lavoro un diritto e un dovere insieme. E già in questo si può vedere una certa ambivalenza. La realtà è che, in tutti i paesi DR, c’è una quota variabile di cittadini disoccupati, i quali cioè non possono svolgere un lavoro, né come diritto, né come dovere.

12. I diritti

Affermare che un individuo è portatore di diritti equivale a riconoscere che egli è portatore di bisogni.
I bisogni sono un attributo esclusivo dell’individuo ed è solo metaforicamente che li possiamo applicare ad un’entità astratta, come la società o lo Stato.
Dobbiamo ringraziare la DR se oggi un quarto della popolazione mondiale gode di un qualche rispetto dei diritti universali. Ma ancora di più dobbiamo aspettarci dal modello dei diritti che ci propone la DD.
La DD si impegna a corrispondere a ciascun cittadino un reddito minimo garantito (RMG) a garanzia dell’effettivo esercizio dei suoi diritti.
In teoria, anche la DR potrebbe non avere nulla in contrario a dichiararsi favorevole a corrispondere ai cittadini un «minimo» per la sussistenza. Tuttavia, per la DR, non si tratta di un diritto fondamentale, ma solo di una forma di sussidio per cittadini bisognosi.

11. Il diritto

Il diritto di un popolo è composto da un complesso di norme che regolano le relazioni dei cittadini e delle istituzioni, pena la minaccia di sanzioni o di interventi coercitivi da parte dello Stato.
Il diritto DD non si fonda primariamente sulla legge, né sulle istituzioni, né sugli Stati e neppure sul mondo, ma sull’individuo, e il suo scopo ultimo è favorire lo sviluppo psico-sociale della persona, iniziando dalla soddisfazione dei suoi bisogni (il sostentamento, l’istruzione, l’informazione, la salute, la libertà e la sicurezza).
Per il diritto DR valgono le stesse considerazioni che abbiamo espresso sul principio di giustizia e cioè che il diritto DR è eccellente sulla carta. Il problema è ch, il più delle volte, si tratta di puri enunciati teorici, se non di pura propaganda.

10. Il principio di giustizia

Alla fine, la giustizia può essere considerata come la risultante delle aspettative degli uomini circa il modo in cui dovrebbero essere distribuite le risorse nel rispetto di un qualche principio (merito, legge di natura, volontà divina, una dottrina filosofica). Ora, poiché in nessuno di questi ambiti c’è identità di vedute, ne consegue che non c’è e non ci può essere un’unica idea di giustizia.
Quello che si può dire è che, in ultima analisi, la giustizia deriva dalla consapevolezza che le persone sono portatrici di diritti e che lo Stato è preposto alla loro soddisfazione.
La DD può essere ritenuta giusta nella misura in cui si ispira ai princìpi dell’individualismo, che poi sono gli stessi enunciati in qualsiasi Costituzione e si possono riassumere essenzialmente nel riconoscimento delle pari opportunità e della soddisfazione dei bisogni delle persone.
I paesi DR dispongono di eccellenti compendi di princìpi di giustizia (Costituzioni, Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea), che però non vengono realmente applicati.

9. Il principio di forza

La DD aborrisce la guerra e attua una politica ispirata a principi di giustizia, che tende a due obiettivi conseguenti: al cosmopolitismo prima e al disarmo poi. L’unico principio di forza riconosciuto dalla DD è quello della persuasione.
Per la DR, guerre e armamenti svolgono ancora un ruolo primario.

8. Il principio di libertà

È il valore di libertà e non quello di uguaglianza a determinare, in primo luogo, l’idea di democrazia.
La libertà è il principio connotativo della DD: se anche un solo cittadino non fosse libero, un paese non potrebbe dirsi DD.
La DR non garantisce a tutti i cittadini quel minimo di agiatezza e di istruzione, che è necessario per poter esercitare la propria libertà. Così, alla fine, molti cittadini non sono liberi.

7. Il principio di uguaglianza

L’uguaglianza di opportunità è riconosciuta dall’art. 3 della nostra Costituzione, che recita: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Si tratta di un enunciato tipicamente democratico e può sembrare sorprendente leggerlo in una Costituzione DR. Sennonché questo articolo è ampiamente disatteso.
Nella realtà, al di là dei suoi enunciati teorici, la DR tollera la disuguaglianza, sia di partenza che d’arrivo.
La DD invece esige un’uguaglianza di partenza e tollera una limitata disuguaglianza di arrivo.

6. Il principio di minoranza

Il principio di minoranza, condotto ai limiti estremi, corrisponde ai diritti fondamentali della persona.
Così concepito, esso non è incompatibile col principio di maggioranza.
Conciliare i due principi significa semplicemente far sì che la volontà della maggioranza non vada a pregiudicare i diritti fondamentali della persona o, il che è lo stesso, rendere i diritti della persona indipendenti dalla volontà della maggioranza.

5. Il principio di maggioranza

Il principio di maggioranza non nasce con la democrazia, né la sua storia coincide con quella della democrazia come forma di governo.
Ciononostante, esso ha finito per diventare emblematico della democrazia. È opinione diffusa, infatti, che non ci sia nulla di più democratico del principio di maggioranza.
In realtà, le cose non così semplici come appaiono. In realtà, questo principio ha risvolti antidemocratici che è bene conoscere.

4. Il principio di rappresentanza

Delegare il proprio potere non è democratico. Nemmeno se è prevista la revoca.
Non è il voto che fa la democrazia, ma la partecipazione libera, competente e responsabile di tutti i cittadini.
La DD ripudia il voto attraverso il quale il cittadino si spoglia della propria sovranità.

3. Il principio di partecipazione

L’ideale della democrazia non è l’elezione dei rappresentanti, ma la partecipazione della maggior parte del popolo alla vita della città.
La DD si aspetta che i cittadini partecipino attivamente alla vita pubblica, secondo il principio che «tutti possano decidere di tutto».
La DR usa i termini «partecipare» e «votare» come sinonimi, lasciando credere che, nell’atto del voto, in realtà i cittadini stanno partecipando attivamente e responsabilmente al processo politico.

2. Il principio di sovranità

Alla generica ed equivoca sovranità popolare sbandierata dalla DR come una grande conquista democratica, la DD contrappone la sovranità del cittadino.

1. Individualismo e Democrazia

Individualismo significa fare di ogni persona un cittadino democratico, ossia un soggetto autonomo e responsabile, che sa pensare con la propria testa e non disdegna di assumersi responsabilità personali e pubbliche.
Individualismo significa anche credere nel cittadino, accordargli fiducia, dargli voce e dignità, accettare la sua unicità e diversità, senza pretenderne l’omologazione.
Le stesse cose vuole la DD: l’obiettivo primario della DD è quello di promuovere le capacità potenziali di ogni individuo, affinché tutti diventino cittadini democratici.